“Dall’altra parte del mare. Narrazioni in dialogo tra culture” è il tema del dibattito che si svolgerà venerdì 18 maggio 2018 alle 21 al circolo Arci Akkatà a San Giovanni in Persiceto (via Cento 59) con Fulvio Pezzarossa, docente di Sociologia della Letteratura (Unibo), lo scrittore Wu Ming 2 dell’omonimo collettivo e il poeta Abdou Samadou Tchal Wel (Togo). Introduce Roberta Sangiorgi, presidente Associazione Eks&Tra.
La storia di Abdou Samadou Tchal Wel
Ha una cartellina piena di poesie, che gli piace far leggere a chiunque abbia voglia di immergersi nelle sue parole. Dice di ispirarsi a Baudelaire, David Diop, Victor Hugo e ama firmarsi con lo pseudonimo Tchal Wel. Nei mesi scorsi ha frequentato un laboratorio di scrittura, i cui risultati sono stati pubblicati in un e-book, ed è anche iscritto al Corso di Economia, Mercati e Istituzioni presso l’Università di Bologna.
Abdou Samadou ha 28 anni, viene da Sokodé (Kédji-Kandjo), città del Togo, ed è arrivato in Italia nel settembre 2016. Nel suo Paese d’origine studiava biologia animale, ma già allora la vocazione letteraria era molto forte: scriveva poesie, frequentava un gruppo di autori locali e presentava qualche opera nelle scuole. Attualmente, Abdou Samadou risiede in un Centro di accoglienza straordinaria gestito dalla cooperativa sociale Lai-momo.
Una passione fortissima, quella della scrittura, che lo fa sentire bene, gli permette di esorcizzare la nostalgia e dare forma ai ricordi: un piatto tipico, una persona cara, l’impressione di un momento, che trovano espressione in versi in francese, in kotokolì (sua lingua madre), ora anche in italiano. La poesia per Abdou Samadou è il frutto dell’ispirazione, il luogo in cui trovano voce una parte di esperienze vissute, anche non personalmente. Un’ispirazione che può coglierlo a qualsiasi ora del giorno e della notte, che si unisce alla passione per le lingue. “Più parli le lingue più il mondo è aperto”, ci spiega. Quindi, sottolinea, “se purtroppo l’iter della richiesta di asilo non dovesse andare a buon fine, avrò comunque avuto la possibilità di conoscere, imparare, e aprire la mia mente”.
Gli operatori di Lai-momo avevano spesso notato Abdou Samadou con un libro in mano, mentre cercava di leggere con caparbietà, nonostante le difficoltà con la lingua italiana. E spesso erano stati da lui sollecitati nel correggergli testi e poesie che, con sempre maggiore sicurezza, Abdou Samadou tentava di scrivere in italiano.
Di fronte a una tale vocazione, è stata colta al balzo l’opportunità offerta dal laboratorio di scrittura interculturale, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell’Università di Bologna e l’associazione Eks&tra, che da anni lavora sui temi della scrittura migrante. Eks&tra aveva già conosciuto Abdou Samadou al laboratorio di poesia tenuto da un ex allievo del laboratorio di scrittura, presso il CPIA di San Giovanni in Persiceto.
Il responsabile del laboratorio di scrittura interculturale è il prof. Fulvio Pezzarossa, docente di Sociologia della letteratura presso l’Università di Bologna; tutor d’eccezione è lo scrittore bolognese Wu Ming 2, appartenente al noto collettivo Wu Ming.
La particolarità – o per meglio dire il pregio – del laboratorio è che, pur rientrando nel percorso accademico, la partecipazione agli incontri è aperta a richiedenti asilo e migranti anche se non iscritti all’università. L’idea di base, secondo il prof. Pezzarossa, è quella di creare un laboratorio paritario, nel segno non dell’assistenzialismo, ma del riconoscimento di talenti. Non è l’unica opportunità, vale la pena ricordarlo, offerta dall’Università di Bologna ai richiedenti asilo: esistono borse di studio specifiche, con il programma Unibo for Refugees. Ed è stato proprio grazie a questa possibilità che Abdou ha potuto anche iscriversi all’università.
Il laboratorio di scrittura interculturale viene proposto dal 2007, e nel corso degli anni ha visto avvicendarsi insegnanti sia migranti sia italiani. Inizialmente prevedeva una narrazione individuale, solo nelle ultime edizioni la scrittura è diventata collettiva. L’obiettivo finale resta quello di guardare la realtà sotto angolature nuove, scoprire sfumature diverse, confrontando stili ed esperienze, favorendo l’incontro e la contaminazione, superando gli stereotipi.
Il laboratorio prevede 36 ore di incontro effettivo, anche se il lavoro va ben oltre le attività in aula. Ogni edizione ha un tema, sul quale viene chiesto di presentare un documento d’archivio: una foto, un testo, un video. Ma come funziona, nel concreto, la scrittura collettiva? La classe è composta da circa 30 partecipanti: si formano piccoli gruppi di 3-5 persone, ognuno dei quali elabora un racconto. Il gruppo pone in mezzo al tavolo il documento scelto, dal quale trarre ispirazione: si elabora insieme la scaletta del racconto e si suddividono le parti. Inizia quindi la fase di scrittura individuale, sulla quale poi avviene il confronto: i brani scritti singolarmente vengono collettivamente discussi, modificati, a volte ance riscritti, infine “cuciti” insieme.
Secondo gli organizzatori del laboratorio, emerge così, per mezzo del talento di ciascuno, una creatività collettiva. A differenza di quanto si potrebbe pensare, il gruppo non cancella l’individualità, anzi potenzia le caratteristiche di ogni partecipante. Le differenze culturali vengono trasformate in vantaggio, diventando possibilità di arricchimento: scrivere collettivamente mette tutti sullo stesso piano, indipendentemente da esperienze pregresse, provenienza geografica, competenze specifiche. In un mondo che spinge a stare soli, inoltre, il fatto che i racconti vengano scritti insieme rappresenta una controtendenza molto significativa: il laboratorio è la testimonianza concreta che una condivisione umana è possibile, in un incrocio di destini e scritture.
Uno degli aspetti che più ha colpito Abdou Samadou è stata proprio la possibilità di conoscere nuove persone e di confrontarsi. Anche i partecipanti italiani erano originari di diverse regioni: a volte essi si sono sorpresi nel trovare più differenze culturali con un connazionale di un’altra regione che non con i richiedenti asilo.
Il prodotto finale del laboratorio è una pubblicazione che, come tutti i testi delle precedenti edizioni, è disponibile liberamente in formato pdf sul sito dell’associazione Eks&tra.
Dall’altra parte del mare è la raccolta prodotta all’interno dall’edizione del 2017. L’e-book è stato presentato a Bologna presso la libreria Modo infoshop il 9 febbraio scorso, alla presenza degli organizzatori, dei giovani autori, e di un pubblico numeroso. In questa occasione, Abdou ha avuto la possibilità di leggere un suo inedito e di sottolineare l’opportunità che gli è stata offerta.
L’edizione 2018 del laboratorio di scrittura interculturale è iniziata il 16 febbraio e si concluderà in aprile. Il tema è “Aspettano di essere fatti uguali”. Non resta che attendere il prossimo volume, e le prossime storie che arriveranno e verranno raccontate, dall’altra parte del mare.
Articolo di Maria Scrivo, per gentile concessione di www.givemeshelter.it/la-poesia-che-viene-dallaltra-parte-del-mare/
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