Esercizi di Maria Pia di Molfetta

Scrivere incipit e fine del racconto (F.Kafka “La partenza”)

La tromba
Avevo freddo. Ero incapace di muovermi. Fitte lancinanti mi trapassavano le membra. Eppure la pesante coperta mi avvolgeva e il camino sembrava spento da poco. Non sentivo altro che freddo. Freddo. Immobile, con gli occhi sbarrati, fissavo il soffitto: uno sguardo cieco nel buio. All’improvviso un bagliore. Una luce nuova mi trafisse gli occhi, poi il corpo, soggiogandone ogni singola parte. Ero posseduto dal tepore. Scostai la coperta e mi diressi verso la porta. Chiamai il mio servo. Non ebbi risposta. Doveva trovarsi nei pressi della stalla. Era lì, infatti, come ogni sera per il giro di perlustrazione. Gli ordinai di sellarmi il cavallo. Il servo non mi comprese. Andai io stesso nella stalla, sellai il cavallo e montai in groppa. Udii sonare una tromba in lontananza e domandai al servo che cosa significasse. Egli non lo sapeva e non aveva udito niente. Presso il portone mi trattenne e chiese: “Dove vai signore?”. “Non lo so” gli risposi e partii al galoppo. Guadai il fiume. Attraversai la radura. Albeggiava ormai e dinanzi a me un castello si ergeva baldanzoso. Scesi da cavallo e corsi in quella direzione. Aveva un che di familiare. Varcai l’ingresso e attraversai il cortile. Sembrava disabitato da lungo tempo. Nel gran salone capii finalmente. Conoscevo quel castello: Marisa trascorreva lì tutte le estati. La vidi sul ballatoio. Splendida creatura celeste! Mi sorrideva. Desiderai stringerla a me. Le corsi incontro. Strano! Correvo e correvo ma non riuscivo a raggiungerla. Era come se si allontanasse pur restando immobile e regale. “Rapito in estasi nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come una tromba che diceva…” mi tornò in mente il passo dell’Apocalisse e capii. Ero tornato dove tutto era iniziato. Marisa mi aveva perdonato. La tromba aveva suonato.
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Io in 10 righe

…c’era un tempo in cui segretamente scrivevo di me… sentimenti, pensieri, sensazioni, paure, soprattutto paure rimpinzavano le pagine… ma poi mi rileggo e non sono io… io sono Pia… il mio nome, squillante, minuto, sbrigativo, mi definisce… lo si può confondere con cento altre cose… via… zia… mia… dia… ma è solo e anche Pia… un agile, inquieto, sorridente pezzetto di un vecchio grasso ingombrante nome abiurato… basta così!!