A Cartier-Bresson

per la sua
fantastica fotografia

Il feticista va nei negozi di calzature nello stesso modo in cui un
pornodipendente si avvicina al sex-shop:
con un forte senso di colpa ma senza poter evitarlo, quasi ogni giorno, con
occhiali scuri e baffi finti per non essere riconosciuto dalle commesse.

Nervoso, gira per i centri commerciali come
un cane, odorando il sesso e l’età delle donne che desidera. Il feticista è un
degenerato e un malato sessuale, ma è molto selettivo ed esigente al momento di
creare le sue fantasie per cui non accetta la prima donna che vede entrare in
un negozio di scarpe. Deve essere una donna giovane e bella, anche se in fin
dei conti finisce sempre per desiderare una cosa in modo costante e ossessivo.

Il suo modus operandi è quasi
sempre lo stesso. Arriva nei negozi di calzature soltanto nelle ore di punta,
quando le commesse sono rimbambite dal carico di lavoro, portando su e giù
scarpe, ansiose e premurose verso le loro clienti – in questo caso donne – che
hanno tutta la buona volontà e la necessità di comprarsi un paio di scarpe
comode, apparentemente di lusso e se è possibile – ma non indispensabile –
economiche.

A volte, il feticista fa finta di comprare delle scarpe e mentre una
signorina frastornata si allontana a ritirare una mezza dozzina di modelli, lui
si siede a guardare estasiato le scarpe che entrano ed escono dai piedi delle
ragazze in tutto il negozio.

Il feticista non ama i piedi di per sé, né tantomeno il tipo di scarpa
che indossano le donne. Lui ha bisogno di osservare il momento giusto in cui il
piede della «vittima» entra o esce dalla scarpa. Non c’è altro da fare. Se si
perde quell’istante – di al massimo quattro secondi – il feticista si scoraggia
e non trova il minimo motivo di gioia né di eccitazione. Non osserva mai altro
nelle donne, e quelle che conosce più o meno bene – le sue colleghe di lavoro –
le guarda sempre in faccia soltanto per qualche secondo, per poi deviare lo sguardo
verso la parte più attraente dei loro corpi: i piedi con le rispettive scarpe.

Il feticista non colleziona mai delle scarpe. Per saziare il suo
desiderio sessuale ha bisogno di fotografie che mostrino quel meraviglioso
istante in cui una giovane-giovane o matura-giovane si disfa della scarpa che
ingabbiava i suoi piedi. A volte sbava come un idiota fuori da una vetrina
illuminata di un negozio di scarpe e, in un momento di disattenzione delle
commesse, fa alcune fotografie a raffica delle donne che si tolgono le scarpe.
Se viene scoperto dal padrone del negozio scappa via di corsa, ma se viene
fermato per dare una spiegazione, dice, mentendo, che voleva rubare l’idea
della vetrina per il negozio di calzature che possiede dall’altra parte della
città. E nonostante questa sia una bugia, non smette di sognare – nelle notti
febbrili di insonnia – la gestione di un enorme negozio di scarpe specializzato
in calzature femminili, ma dopo, nelle prime ore dell’alba – e della ragione –
si rende conto del disastro di quel sogno: sarebbe come mettere un alcolizzato
alla gestione di un bar di lusso e ben fornito.

In altre occasioni, quando la giornata è buona e il coraggio è
temprato, il feticista entra in un negozio di calzature per scegliere una
giovane commessa – se possibile la più inesperta – e le racconta di avere una
figlia della sua età alla quale vorrebbe regalare, a sorpresa, un paio di
scarpe. Pregandola – perché ovviamente non è sicuro della scelta – di provare
ella stessa una mezza dozzina di modelli per essere così sicuro del regalo per
la sua assente – e inesistente – figlia. Alcune commesse consigliano di
portarla di sorpresa e che sia lei a scegliere le scarpe, altre si limitano a
dargli un consiglio di «stile», evitando così di provarle; e le ultime – che
sono in poche – cedono alla sua lagnosa richiesta e si provano velocemente quel
mucchio di modelli, mentre il feticista emozionato e con calma, osserva quello
spettacolo unico e divino.

A volte va sul sicuro. In una fina agenda non scrive numeri telefonici
o indirizzi privati. Ha soltanto il nome delle sue colleghe di lavoro più
giovani e le rispettive date di compleanno. Orgoglioso, il feticista regala
sempre loro delle scarpe. Senza che gli importi il costo o ciò che potrebbero
pensare di lui. Soltanto scarpe. Gliele regala così, argomentando – di fronte
allo stupore delle giovani – che da bambino, a causa della guerra, lui e le sue
sorelle vissero un’infanzia in sostanza misera – senza cibo né scarpe – per
questo gli sembra un regalo originale. E così, alle sue colleghe offre soltanto
scarpe.

Ogni anno, quello di Alma è il compleanno che aspetta con più ansia. La
porta sempre al negozio di calzature più esclusivo della città assicurandole
che le regalerà tutte le paia che lei desidera, a condizione di fare una scelta
«serena e accurata», visto che i
piedi sono la porta dell’anima. E lei che di anima – a parte il nome – ne ha
poca e di corpo ne ha tanto, ma tutto in abbondanza e perfezione, divertita
lascia ammirare le sue lunghe, prosperose e abbronzate gambe, con i piedi
perfettamente curati che entrano ed escono da dozzine di scarpe, mentre il
feticista stordito e contento, tra una prova e l’altra, chiede arrossito alla
commessa di utilizzare il bagno del negozio.

Ma se il giorno è sfortunato e si trova nel mezzo di una cattiva
stagione, quando i negozi di scarpe vendono pochissimo – perché allo stesso
modo dei cinema, delle piazze o dei mercati, esistono giorni in cui non c’è
anima viva che li visiti – il feticista, nella semioscurità della sua stanzuccia,
tira fuori la sua collezione di fotografie per eccitarsi, e se è possibile,
anche masturbarsi. In altri giorni, quando le foto sono state riviste come un
ossessivo rituale e i suoi negozi di scarpe continuano ad essere spazi vuoti, a
malavoglia – come quando mettiamo in atto un piano alternativo – il feticista
chiama per telefono una prostituta. E qualche ora dopo, prima stupita e dopo
con sincera noia, quella prostituta non offre il suo sesso allo strano cliente,
già che le viene chiesto di togliersi e di mettersi le scarpe una volta dietro
l’altra. Così, e per più di un’ora, se le toglie e se le mette addosso, se le
toglie e se le mette, mentre il feticista sorridendo si tocca sotto la luce di
una lampada fioca. Ma quando non ce ne sono più di fotografie né di puttane per
i suoi sporchi e brutti giochi, il feticista affronta il giorno di tristezza in
modo poetico, cioè tira fuori un enorme libro maltrattato dove, in caratteri
grandi e con attraenti disegni per bambini, si legge il titolo della favola:

‘Cenerentola’

Non è che il feticista si emozioni per la bellezza dell’eroina o per la
nobiltà del principe, né per la storia tragica e il lieto fine. No. Il
feticista se ne frega di questi dati superflui del racconto, ma piange di
allegria e di eccitazione ogni volta che arriva al capitolo in cui il principe,
per tutto il suo regno, parte alla ricerca della sua amata facendo provare a
tutte – dico tutte – le donne del feudo quella scarpa elegante ed unica. Che meraviglia! pensa il feticista, se il paradiso avesse una forma concreta,
così dovrebbe essere!
Ed emozionato riguarda i disegni dove quel principe
innamorato mette e toglie scarpe per giorni e giorni a centinaia di migliaia di
donne. Consolandosi così, in quei giorni di triste inattività.

Ma come nella Storia dell’umanità e dei Paesi, anche per i feticisti
esiste un giorno di gloria. Irripetibile, perfetto e meraviglioso.

Il feticista si alza e come ogni mattina, mentre beve il caffè, legge
il giornale della sua città. Nervoso, ha la conferma di ciò che da tanti anni
si progettava senza che si vedesse la realizzazione dell’idea, quello che sarà
il culmine dei suoi sogni, il miracolo in vita.

Tremante, lascia da parte il caffè e avidamente si immerge in quel
giornale. I suoi occhi illuminati – si direbbe anche umidi – ripetono una volta
e un’altra ancora la notizia del giorno:

Oggi si inaugura il Sissi
Center®

 

Finalmente
e dopo innumerevoli ritardi, questo pomeriggio la città, rappresentata dalle
autorità, inaugurerà il negozio di scarpe più grande d’Europa.

Per l’emozione il feticista sente di svenire, gli si appannano gli
occhi, ma cerca di reagire respirando profondamente per poter così continuare a
leggere l’articolo:

La città festeggia il suo record
continentale nell’inaugurare il centro commerciale più grande specializzato in
calzature. Di facile accesso – situato accanto alla stazione dei treni – nella
zona morta e inservibile del porto vecchio, il Sissi Center® si
eleva in un imponente e moderno palazzo, capace di ricevere migliaia di clienti
da tutto il mondo. Con nuovi e ampi orari, cinque piani di calzature, tre di
parcheggio e uno per multipli servizi, il centro possiede la capacità
commerciale di 30.000 metri quadrati
[mio Dio! 30.000 metri quadrati!] dove entrambi i sessi, tutte le età e
qualsiasi attività o sport specifici saranno rappresentati in questa meraviglia
della città. Da oggi e per la posterità, il Sissi Center® sarà
riconosciuto come la cattedrale della calzatura europea.

 

Questa ultima frase, il feticista la leggeva disteso a terra mentre
urlava Grazie!! Mio Dio, tante grazie!!

 

Il feticista oggi canta mentre seleziona con cura il suo abito più
elegante, si fa la doccia e si rade con solerzia, sceglie un paio di baffi
posticci che siano in tonalità con la cravatta (?) e alla fine, si bagna in
litri e litri di profumo. ‘Sarà il mio
giorno. So benissimo che oggi sarà il giorno più bello della mia vita’,
ripete
mentre esce di casa e allegro si incammina verso il suo lietissimo destino.

Per la prima volta in tanti anni, il feticista saluta la fruttivendola
all’angolo, dopo compra dei fiori – lasciando il resto alla fioraia – e mentre
cammina regala le rose alle persone che incrocia: ne dà una a un poliziotto che
sta facendo una multa, una a un tossico che chiede l’elemosina, regala un fiore
a un vecchio che bestemmia mentre picchia sua figlia per la strada, a
camerieri, spazzini e altri pedoni; «Buon pomeriggio», dice educato alle signore che escono dai supermercati maledicendo
i prezzi e il servizio, addirittura saluta gli uccellini di un albero, e
nonostante non ne veda nessuno – già che secondo dati scientifici, l’ultimo
uccello in vita visto in città risale al 1974 – lui in ogni modo se li immagina
e ridente dice loro: «Buon pomeriggio adorati angioletti!».

Il feticista cammina leggero. Per la sua
mente passano immagini di migliaia di piedi e di scarpe che si muoveranno per
quei benedetti 30.000 metri quadrati del Sissi Center. Andare su e giù in uno
spazio gigantesco dove non sarà mai riconosciuto e poter fantasticare liberamente.
È senza dubbio l’inizio della felicità eterna.

Attraversa viali e piazze godendo a ogni passo, visto che sa
perfettamente che sarà ricompensato infinitamente. Quando arriva vede a fianco
della stazione dei treni quel moderno e imponente cubo di acciaio, cemento ed
enormi vetrate. Emozionato, guarda come centinaia di persone incuriosite e
contente – mai quanto lui – si avvicinano al centro commerciale.

Mentre attraversa la piazza della stazione, il feticista scorge una
giovane che lotta per tirare fuori da un tombino il tacco incastrato della sua
moderna scarpa. Quella ragazza si accanisce nella lotta tirando con le braccia
la scarpa intrappolata. E quando finalmente ce la fa è soltanto per scoprire
che il tacco si è rotto esattamente a metà. Sconsolata – piuttosto spaventata –
incomincia a piangere. «Cristo, non
adesso! Non posso arrivare in ritardo!
». E mentre piange disperata guarda
verso la stazione dei treni.

Il feticista la vede sorridendo e pensa che il giorno più glorioso
della sua vita non poteva cominciare in modo migliore. Si avvicina alla ragazza
che guarda attraverso le lacrime la scarpa inservibile e senza poterlo evitare
osserva i suoi piedi per poi individuare che sono di una bellezza insolita. Il
feticista si presenta. Si scusa di intromettersi in faccende che non gli
competono. Ma dice di non aver potuto evitare di vedere quel penoso incidente e
si offre di accompagnarla – guardi
signorina che coincidenza
– nell’enorme
negozio di calzature che si trova di fronte. La ragazza risponde con ansia –
guardando di nuovo verso la stazione – che non ha tempo né soldi per comprarsi
delle scarpe. Il feticista, con la sicurezza di un uomo d’affari di Wall
Street, si permette di insistere, argomentando che con il suo aiuto potrebbero
scegliere un paio di scarpe in tempo record, e che la questione dei soldi non
ha importanza: «Me le pagherà in un altro
momento».
La ragazza è disperata. Sa bene che non ha tempo di ritornare a
casa e cambiarsi un’altra volta, e decide – sebbene non troppo convinta – di
accettare l’aiuto di quell’uomo amabile.

Il feticista entra nella sua nuova reggia commerciale nel miglior modo
mai immaginato: appoggiandosi al suo braccio, zoppica quella bella donna.
Osserva di sfuggita quello spettacolo meraviglioso: sale e sale illuminate con
centinaia di commesse di scarpe e clienti che, fiduciosi ed incuriositi, si
muovono a migliaia dappertutto. Il feticista legge le indicazioni: Calzatura
Femminile 1° e 2° piano sotterraneo. Con l’aplomb di un esperto propone alla
ragazza di cominciare dal primo. Lei cerca di dire che non ha tempo, che deve
prendere un treno importantissimo e mentre lo dice, il feticista nota il
tremore del suo braccio. La tranquillizza dicendole che sicuramente troveranno
qualcosa di buono al primo colpo. Prendono una scala mobile e scendono al primo
piano. Entrano in un negozio di calzature moderne e, gioviale, il feticista
mostra alla commessa la scarpa rotta della ragazza, per poi domandare con
sicurezza: «Avete qualcosa di simile a
questa scarpa?
». «Certo – risponde la commessa – abbiamo proprio quel modello». Il
feticista si gira vittorioso verso la
ragazza chiedendole il suo numero. La ragazza risponde con una voce spezzata e
mentre la venditrice s’allontana alla ricerca delle scarpe, si lascia cadere
sconsolata su un divano di pelle. Il feticista si inginocchia e in modo
cordiale dice: «Mi permetta di aiutarla», togliendole l’altra scarpa dal piede. E
qui, uno direbbe che quel maiale si godeva alla grande tutta la sua oscenità.
Ma succede che in quel momento il feticista non osserva né il piede né la
scarpa.

La ragazza piange di nuovo mentre stringe con forza l’orologio in una
mano e nell’altra un biglietto del treno sgualcito. Il feticista scopre il suo
bel viso che risplende tanto nonostante le lacrime, si rende conto che i suoi
capelli – di un rosso tenue – cadono sottili sulle spalle, e i suoi seni tondi
e tremanti sono di una bellezza infinita.

Si dà il caso, insomma, che il feticista si sia innamorato.

E mentre la commessa ritorna con le scarpe nuove, il feticista vorrebbe
accarezzare quell’essere disperato e fragile, e poi dirle che lasci perdere il
treno assurdo e che rimanga con lui per il resto della sua vita. Osserva i suoi
occhi verdi che nuotano tra le lacrime, volendo asciugarli con baci e
innaffiare finalmente in questo modo la sua arida anima. Ma non dice nulla. Lo
pensa solamente mentre paga, e quando si gira è solo per vedere la ragazza che
lo ringrazia con un bacio sulla guancia e senza una spiegazione scappa via di
corsa verso l’uscita di quel centro commerciale. Il feticista grida: «Aspetta!!». E non per le scarpe o i soldi, ma per sapere il suo nome e
cercarla dopo in tutto il mondo. Ma lei corre. Non si gira né si ferma. Corre e
nient’altro.

Il feticista la vede allontanarsi e decide di correrle dietro, ma
quando sale per la scala mobile e intravede il piano di sopra, riesce solo a
scorgere migliaia e migliaia di scarpe e piedi che camminano per il centro
commerciale e che bloccano il suo sguardo mentre la sagoma della ragazza
scompare velocemente. Il feticista, per la prima volta, maledice tutti quei
piedi che saturano il suo campo visivo, ma soprattutto lo feriscono i piedi di
lei, che agili e veloci la allontanano per sempre da lui.

Il feticista arrivò disperato e sudando all’ultimo binario della
stazione. Vide in un cestino il paio di scarpe rotte, e un treno che, mentre si
allontanava, si cancellava lentamente tra le sue lacrime.

Da: Anime in Viaggio
autori vari

© Edizioni Eks&Tra 2002
e-mail: redazione@eksetra.net www.eksetra.net


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